Black-out. E' quello che è accaduto e accade in questi anni di silenzio. E' quello che sento nella testa, nel cuore, nella notte insonne, nel respiro, nell'impossibilità di decidere qualsiasi cosa anche il piatto da cucinare per cena.
La parola crisi imperversa: non si trova lavoro, le bollette continuano ad arrivare e tu continui a impilarle sul tavolo ... magari domani 'o miracolo.
La povertà è li: e non la cogli fino in fondo circondato dal televisore, dal computer, dalla luce che si accende, ancora, dallo stereo che brilla muto in un angolo.
Povertà. Una parola che mi fa lo stesso effetto sconcertante della parola guerra: si è in guerra eppure si è collegati con la flat, si scrive su facebook, si porta i figli al centro commerciale a cercare l'abito per la prossima festa in maschera.
Parole che ci sono ... ma non ci sono. Mistificate dalla necessità primaria di essere "consumatori" prima ancora che esseri umani.
Il dolore - se c'è - è sempre in un luogo altro. Lontano. E' fatto di immagini, di video-clip ... e di occhi bramosi di verità - i "guardoni" della vita -, di desiderio di "provare" , rompere il torpore dell'anestetico che ti salva momentaneamente il sedere ma ti toglie la capacità di essere. Sentire. Capire. Partecipare.
Da bambina quando avevo una ferita, un graffio, non facevo altro che toccarli. Li strofinavo e poi li curavo e poi li strofinavo ancora. Rinnovavo il dolore e questo mi rimandava la consapevolezza di me e me ne prendevo cura, mi prendevo cura di me.
Adesso il mio dolore è lontano. A tal punto che non riesco ad accedervi. E non riesco a toccarlo, a provarlo, a sentirlo, a capirlo, a parteciparlo. Non riesco a liberarmene e nemmeno a trasformarlo in energia per riemergere.
Su Repubblica, Roberto Saviano elenca le sue 10 cose per cui vivere .. vale la pena.
Lo ringrazio. Perchè mi ricorda che ... vivere vale la pena.
Perchè al di la di questo black-out c'è un bicchiere di vino in una notte silenziosa, la solidarietà, la verità, la generosità, la bellezza.
In un luogo altro. Ma molto più vicino dell'ombra del mio naso.
È bello vedere questo blog rianimarsi dal nulla, con parole che escono dal cuore, con pensieri tenuti nascosti sotto chiave per tanto tempo. È importante lasciar partecipare le persone, lasciarle entrare, poiché è l'unica possibilità che diamo loro di percepire il nostro microcosmo interiore, di farsi un'idea e di accettare. Poiché l'accettazione è il passo più arduo da fare, per chiunque. A volte quando non si è in grado di muoversi a causa delle troppe ferite riportate, mettiamo la nostra vita nelle mani delle altre persone, di quelle che riteniamo importanti e in grado di sopportare tale peso. Ed è normale farlo, poiché siamo destinati all'unione e non alla disgregazione. Mettiamo muri intorno a noi per proteggerci dall'esterno, quando l'unica minaccia è interna...
Una certa persona una volta mi fece leggere un libro e credo mi abbia lasciato qualcosa...
"Con Jane non stavi nemmeno a pensare se avevi la mano sudata o no. Sapevi solo di essere felice. E lo eri davvero."
Avanti tutta Sign.na Sapio...
Scritto da: Lulli | martedì, 01 marzo 2011 a 19:47