"C’è una parte dell’opera di McLuhan che parla di come il telegrafo elettrico ha cambiato il giornale, anzi, dovrei dire, di come ha lo ha creato nella sua forma moderna perché ne ha modificato il rapporto col tempo. Sono pagine fondamentali. Ora il giornale è di fronte a una sfida, perché con la rete nasce una nuova scansione del tempo....
Il giornale finora – e per il futuro – questo fa: scandisce il tempo, ce ne propone una forma, un passo, fatto di giorni. La rete risolve questa scansione nella continuità e questo carattere della rete influenzerà i media nel prossimo futuro. Ma io penso che il giornale resterà come la “riserva aurea” per gli stati, un patrimonio che è là, a garanzia dell’equilibrio monetario. Perché mentre il web – pur nella sua potenza – è l’accumularsi dei frammenti in un continuum temporale, non è però visione d’insieme, non è sinossi. L’ancoraggio alla sinossi, in un arco temporale dato, è il dono che il giornale ha fatto all’umanità e che resta incancellabile."
Derrick De Kerckhove , intervista su la Repubblica , Guida Scienza & Tecnologia , 19 maggio 2006
Una buffa sensazione leggendo questa interessante intervista.
Mi è sembrato di aver sentito, proveniente da qualche parte, un bel sospiro di sollievo. E mi riferisco al dibattito a proposito della funzione dei blog e a quella dei giornali.
Insomma un colloquio tranquillizzante (per molti) eppure a ben leggere c'è un passaggio formidabile a proposito degli equilibri monetari. Un link che se fosse possibile clikkare chissà dove porterebbe. La chiusura dell'intervista è a dir poco entusiasmante.
technorati Derrick De Kerckhove, Media, Giornali, Blog, Televisione
su questo non ho dubbi
è sulla visione distorta del blog - e sui pregiudizi - di molti giornalisti che nutro dei dubbi
ma il fatto che molti ne parlino - in tv e su carta - significa che loro malgrado devono fare i conti con questo potente mezzo di comunicazione
Scritto da: evacarriego | sabato, 27 maggio 2006 a 09:07
Scusate se sono banale... strumenti di comunicazione diversi comne blog e giornale sicuramente avranno regole di espressione, utilizzo e lettura diverse.
Quello che mi preme sottolineare è che non vedo sovrapposizioni, nessuno dei due può sostituire l'altro.
Scritto da: Marco | martedì, 23 maggio 2006 a 14:13
eva, ma davvero ha detto questo? chissà come mai? qualche esperienza negativa? mi sa di si. :)
Scritto da: rossella | lunedì, 22 maggio 2006 a 23:13
mi chiedo cosa ne pensi Aldo Busi, di quanto hai appena scritto
“i blog sono un semplice assembramento di parole insensate, sono emerite sciocchezze di gente incolta, permalosa, piena di invidia, che fa un uso pornografico del nulla che ha in sé”
dall Bignardi, a "Invasioni barbariche"
Scritto da: evacarriego | lunedì, 22 maggio 2006 a 20:57
Non so perché, ma più vado avanti, più i giornali mi fanno schifo!
Scritto da: Conte di Montecristo | lunedì, 22 maggio 2006 a 12:05
Hei Roberto interessante punto di vista. Hai colto un aspetto che sul quale avevo riflettuto di meno. Pur facendo parte (se non altro perchè ne ho uno) della generazione blogger o di quel movimento culturale di cui parlavi, lo ammetto con fatica. Non so perchè, ma dentro di me qualche interrutore spontaneo si disattiva ogni qual volta c'è aria di appartenenza a qualcosa. E non per qualche motivo ideologico particolare, ma semplicemente perchè l'appartenenza a qualcosa è una condizione che mi sembra limite e limitante (ma confesso che non ne vengo ancora a capo). In merito all'intervista in questione mi ha colpito una cosa. Probabile che mi sbagli, ma percepisco un metatesto che va in tutt'altra direzione rispetto al tono generale. E in modo un po' criptico ho cercato di rilevarlo. Non partecipo ai dibattitti tra la funzione dei blog e quella dei giornali perchè mi sembra poco interessante. E ti spiego in che termini: avverto in giro una certa preoccupazione da parte della "categoria media tradizionali" rispetto ad una inevitabile rivisitazione del proprio ruolo che - blog a parte - mi sembra abbastanza naturale. Per me (pessima speculatrice) solo la distanza (in termini di tempo) riesce a dar conto di certe direzioni. Credo che, in questa fase di trasformazione continua, sia difficile comprendere bene quello che accade tenendo conto di come anche lo stesso linguaggio "tradizionale" sia in evoluzione. Una situazione che spesso impone, prima di affrontare qualsiasi confronto, un accordo sul significato dei termini che verranno usati. Giusto per comprendersi. Per certi versi e da questo punto di vista - per quanto faticoso - mi sembra un momento felice perchè la sensazione è che qualcosa bolla in pentola .. insomma di un fermento intellettuale e sociale che mi mette grande entusiasmo.
Per riprendere le fila, a proposito del metatesto che ti citavo, l'esempio che De Kerckhove fa utilizzando le riservee auree degli stati mi sembra molto singolare. A scuola ti insegnano che funziona così: le riservee auree come garanzia di un equilibrio monetario. Il tempo e qualche informazione in più ti raccontano una storia diversa. Più o meno.
Scritto da: rossella | domenica, 21 maggio 2006 a 19:42
Ho letto tutto con molto interesse.
Ma sono in parte in disaccordo.
Si è vero il blog è una forma scritta ma molto vicina alla parola.
Conosco blog in cui il linguaggio è molto più vicino alla parola che allo scritto.
Ecco forse bisognerebbe come si struttura e come cambia il lingiaggio più che altro.
E certo che scrivere un blog sviluppa una metacompetnza comunicativa di cui ci avvaliamo anche nel discorso, e non solo nello scritto.
Mi ha molto colpito, inoltre, il rapporto tra blogger e laptop.
Io mi conosidero, alla fine, parte di una generazione always ON.
Questa generazione però è trasversale e non risiede solo nei giogani. Questa visione è stereotipata e falsa.
A Genova il blogger che mi ha più di altri colpito è stato Strgatto un acker in pensione, ma carico di un vitalità intellettuale e di una competenza tecnica formidabili.
Credo anche che quello dei blogger debba essere visto, considerato e riconosciuto come un movimento culturale.
Al pari di certo cinema, certa fotografia e certo teatro.
Non tutti i blogger, ammetto, avvertono questa urgenza intellettuale di rendersi responsabili dello sviluppo culturale.
Io l'avverto e frequeto molto blog, come il tuo, che la condividono.
Un saluto.
Rob.
Scritto da: Roberto | domenica, 21 maggio 2006 a 17:50