Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie, chi va a Bauci non riesce a vederla ed è arrivato. I sottili trampoli che s'alzano dal suolo a gran distanza l'uno dall'altro e si perdono sopra le nubi sostengono la città. Ci si sale con scalette. A terra gli abitanti si mostrano di rado: hanno già tutto l'occorrente lassù e preferiscono non scendere.
Nulla della città tocca il suolo tranne quelle lunghe gambe da fenicottero a cui si appoggia e, nelle giornate luminose, un'ombra traforata e angolosa che si disegna sul fogliame. Tre ipotesi si dànno sugli abitanti di Bauci: che odino la Terra; che la rispettino al punto d'evitare ogni contatto; che la amino com'era prima di loro e con cannocchiali e telescopi puntati in giù non si stanchino di passarla in rassegna, foglia a foglia, sasso a sasso, formica per formica, contemplando affascinati la propria assenza.
[Italo Calvino, Le città invisibili]
L'ansia di cercare qualche buona idea scrivendo un progetto. Poi un regalo insperato. Malgrado il poco tempo a disposizione, quando ho ritrovato Le città invisibili di Calvino, l'ho riletto tutto d'un fiato. Contemplando affascinata la mia assenza, so già che mi tocca fare notte. :)
technorati Calvino, Letteratura, Città
quel libro è un CAPOLAVORO.
Scritto da: melpunk | mercoledì, 19 ottobre 2005 a 19:36